domingo, janeiro 08, 2012

Alarme sobre a Hungria: a cristianofobia pois então

No Il Sussidiário aparece esta entrevista com um deputado italiano que me vem confirmar a suspeita com que estava, ou seja, se por trás de todo este alarme em torno da Hungria, do seu Governo e da sua Constituição, não está de facto o preconceito anti-cristão (no caso católico) e esta forma de tolerância que passa sempre pela exclusão de alguém (no caso de 60% do eleitorado hungaro que apoia o partido democrata-cristão no poder) dos lobbies abortista, gay e laicista, os três principais pilares da cristianofobia (a fobia do cristianismo) que cresce na Europa Ocidental.
Vale pois a pena ler esta entrevista de Luca Volonté, deputado da UDC:

Esteri

UNGHERIA/ Volontè (Ppe): dietro l’ostilità dell'Europa per Orbán c’è un pregiudizio anticristiano

INT.
Luca Volontè

venerdì 6 gennaio 2012

Il caso Ungheria è sulle pagine dei maggiori quotidiani negli ultimi giorni. L'Unione europea ha infatti incaricato una speciale commissione di indagare se nel Paese centroeuropeo sia in gioco la libertà, se si viva in clima di democrazia o di dittatura. Accuse assai gravi, rincarate nelle ultime ore da un'esplicita richiesta fatta dagli esponenti dei partiti socialista e liberale al Parlamento europeo: applicare l'articolo 7 della Costituzione europea che prevede sanzioni politiche per "violazione di democrazia e libertà". L'Ungheria, dal 2010, da quando cioè è in carica come capo del governo Viktor Orbán che guida una maggioranza di coalizione cristiano democratica, è al centro delle polemiche. Un anno fa infatti ci fu grande discussione per una riforma della Costituzione ungherese definita anti democratica, e anche allora una commissione del Parlamento europeo si incaricò di seguire la situazione. Orbán, peraltro, è già stato primo ministro ungherese dal 1998 al 2002. IlSussidiario.net ha chiesto a Luca Volontè, esponente al Parlamento europeo dell'Udc, di spiegare che cosa stia realmente accadendo nel Paese. "Quello che stiamo leggendo sui giornali in questi giorni" dice Volontè "a proposito dell'Ungheria ricalca esattamente quello che si è scritto a proposito del candidato del Partito repubblicano Rick Santorum". Spiega Volontè: "In entrambi i casi si presentano delle persone o dei partiti come ultra conservatori e paladini della destra più retrograda solo perché si ispirano alle radici cristiane o in alcuni casi si dichiarano cattolici". Questo, aggiunge, è assolutamente inaccettabile: "Presentare cioè i fatti a partire da un pregiudizio sulla fede religiosa della persona è un modo di agire che applica un punto di vista che fa perdere la definizione dell'oggetto che stiamo osservando".

Onorevole Volontè, le accuse mosse al governo ungherese sono gravi. Lei ritiene che abbiano un fondamento?

Ritengo che la Commissione europea abbia fatto le sue valutazioni per giungere a dichiararsi preoccupata di quello che succede in Ungheria. Non conosco nel merito le leggi che questa commissione vuole indagare, ma ritengo di poter dire che non esista nessun elemento per dire che la democrazia sia finita e che l'Ungheria stia andando verso una dittatura o una nuova forma di autoritarismo.

Non è la prima volta che il governo di Viktor Orbán è al centro delle polemiche.

Infatti, e quanto sta succedendo in questi giorni mi ricorda quanto successo circa un anno fa. Quello che si legge sui nostri giornali e non solo è una esatta replica di quanto già scritto in merito alla discussione sulla costituzione ungherese. Ripeto: la commissione avrà fatto le sue valutazioni per spingersi a intervenire, ma dobbiamo aspettare che si vengano a sapere le valutazioni in merito. E' già successo e sempre in Ungheria: un'altra commissione europea aveva posto alcuni problemi fondamentali sulla Costituzione ungherese e poi nel mese di giugno si è capito che tutte le riforme chieste dalla commissione a partire dalla legge sui mass media erano state inserite senza alcun problema dalla maggioranza che governa il Paese.

Socialisti e liberali europei hanno chiesto di applicare l'articolo 7 della Costituzione europea che prevede sanzioni politiche come la sospensione del diritto di voto in Consiglio europeo.

Questa richiesta è la conferma di un pregiudizio francamente incredibile. Ogni volta che si parla di Ungheria a livello europeo i socialisti e i liberali europei prima ancora di conoscere il merito del problema e se davvero esiste un problema, chiedono sanzioni e boicottaggi o espulsione dell'Ungheria come già chiedevano un anno fa nel contesto europeo per via del problema della Costituzione.

Dunque lei ritiene che si tratti di una operazione a tavolino per screditare l'attuale governo?

Prendiamo atto che c'è una preoccupazione a livello europeo, ma cerchiamo di capire qual è il merito delle leggi cardinali che non convincono la commissione europea rispetto agli standard europei. Nello stesso tempo io personalmente guardo con grande serenità a quello che accade in Ungheria, conosco molto bene sia il leader del partito Fidesz che quello del partito democristiano e so quanto credano negli standard dei diritti umani e dei valori europei.

Tra l'altro Orbán ha già governato senza che ci fossero stati problemi, dal 1998 al 2002.

Infatti. Ma le faccio un esempio. Da quando in Ungheria è tornata la democrazia per lunghi anni hanno governato socialisti e liberali e dall'inizio degli anni Novanta si è aperta con loro la procedura di riforma costituzionale, per cambiare una costituzione ancora legata al periodo marxista. Se Orbán dunque ha un merito è quello di aver fatto partire questa riforma e di averla messa in atto.

Si insiste sul fatto che la riforma elettorale non sia garante di democrazia.

Come le ho detto, conosco personalmente questi politici, che guidano una coalizione che ha più del 60% della maggioranza e so che applicano il loro impegno in modo democratico. La riforma elettorale ungherese è stata pensata a partire da legislazioni presenti nel contesto europee. E' una riforma elettorale che dà più rappresentanza agli enti locali e dovrebbe dunque essere interessante anche per un Paese come il nostro che guarda da vent'anni a una forma di federalismo. Come dicevo in precedenza, stiamo assistendo alla solita polemica facile da parte di socialisti e liberali che parte da un pregiudizio fondamentale.

Quale?

C'è una maggioranza ampia in Ungheria, una maggioranza che ha avuto l'ardire di concludere una riforma costituzionale aperta da vent'anni e che per di più ha avuto l'ardire di inserire riferimenti nella costituzione stessa ai valori cristiani della nazione ungherese e citato la famiglia come fondata sul matrimonio. Ecco il pregiudizio di fondo dentro i quali vengono trovati singoli spunti che possono alimentare una polemica.

Non si tiene poi conto che l'Ungheria ha un passato storico assai complesso, contraddistinto da una delle più sanguinose repressioni, quella sovietica, della storia europea.

Certamente: una delle questioni ancora aperte in Ungheria - ma anche altri Paesi dell'est - è l'assoluta mancanza di presa di coscienza di cosa accaduto in Europa occidentale, con evidenti coperture culturali date ai regimi imposti dai sovietici e al comunismo. E ciò emerge anche in questa polemica contro la colazione cristiano democratica ungherese.

Un pregiudizio che distorce i fatti, in definitiva.

La pregiudiziale contro l'Ungheria fa parte di un certo approccio culturale italiano di sinistra ampiamente usato da moltissimi organi di stampa italiani. Guardiamo come è stato definito il candidato Usa repubblicano Santorum, che conosco peraltro personalmente: un ultra conservatore paladino della destra più ottusa. Poi leggendo fra le righe o ai servizi della tv si capisce che questa accusa è esattamente quella mossa al partito di Orbán, ultra conservatori e retrogradi solo perché si ispirano alle radici cristiane o in alcuni casi sono cattolici. Ciò è assolutamente inaccettabile. La libertà di parola è concessa a tutti, ma presentare i fatti a partire da un pregiudizio sulla fede religiosa delle persone fa perdere la definizione dell'oggetto che stiamo osservando.

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